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  SCHEDA
   
 

Chiesa della MADONNA DEI ROVERI
(Secoli XV, XVII, XIX)

La Chiesa della Madonna dei Roveri (dal latino "robur" = quercia) era in passato dedicata alle Sante Maria ed Elisabetta e, più recentementem alla Madonna del Rosario.

Nei pressi del torrente Lavia cresceva incolta una macchia di querce, sotto le quali i pastori si riparavano in caso di maltempo. Fu proprio ad uno di questi alberi (rovere o quercia) che una pastorella (si dice) vide appeso un quadretto, raffigurante la Vergine Maria. Quale mano l'aveva collocato là? Al ritrovamento (invenzione) si attribuì il valore di un segno celeste: Maria voleva essere onorata in quella verde solitudine.

Non si hanno notizie sulla data della fondazione che, secondo la tradizione, risalirebbe al 1454. Di quell'edificio rimane forse solo il presbiterio, benchè rimaneggiato.

Nei secoli passati il santuario godette di meritata fama: dai paesi vicini accorrevano in pellegrinaggio le popolazioni per chiedere grazie o per soddisfare dei voti. Ancora oggi la parrocchia di Campoformido, al 21 novembre, compie l'annuale pellegrinaggio, numeroso e molto sentito, alla Madonna dei Roveri.

Nel 1626 i danni causati dagli agenti atmosferici resero necessari lavori di riparazione strutturale (effettuati nel 1660) che conferirono alla costruzione l'aspetto attuale.

Nel 1894 l'aula fu ampliata di cinque metri con il contributo finanziario della popolazione.  Gli interventi successivi non ne hanno alterata la struttura. L'ultimo intervento di restauro risale al 1960.

La facciata presenta un timpano sormontato da una monofora campanaria di tipo seicentesco, probabilmente ricostruito; vi si aprono inoltre una porta architravata e due finestre, quasi quadrate, con incorniciatura in pietra.

La sacrestia, situata sul lato destro del presbiterio, è stata aggiunta successivamente. Tre finestre rettangolari su ciascun fianco dell'aula ed una sui fianchi del presbiterio, assicurano l'illuminazione interna.

All'interno, un grande arco trionfale a tutto sesto, recante la data 1666, immette nell'ampia aula rettangolare (con travatura recente a vista), terminante con un'abside quadrata dalla volta a crociera. Sopra l'ingresso è stata costruita una cantoria in legno e sul lato destro si nota un'acquasantiera di pietra lavorata.  

Si conserva l'altare maggiore seicentesco in legno, nella parte superiore, e in muratura, in quella inferiore; nella nicchia era collocata una Madonna in trono di Domenico da Tolmezzo (1490 circa) goffamente vestita in tessuti di seta, alterata e imbiancata, trafugata nel 1988; la Madonna regge con la sinistra il Bimbo ritto sulle ginocchia materne.

Fin dalle origini dovette esserci una Confraternita del S. Rosario, se già nel 1523 risulta fiorente e dotata di parecchi beni. Una bolla del Patriarca di Aquileia, datata 12 aprile 1719, confermava detta Confraternita, denominandola "del S. Rosario o dei Centocinquanta" (forse il numero dei membri). Fu probabilmente in tale occasione che venne rifatto l'altare e vennero collocate ai lati due statue lignee.

All'esterno della nicchia sono raffigurati i Misteri del Santo Rosario; ai lati due statue lignee di Santa Rita e San Domenico. Su un altarolo laterale si possono osservare due angeli lignei riconducibili alla stessa bottega tolmezzina, ora deturpate nel colore.

L'arcivescovo di Udine, mons. Gradenigo, nel 1783 concesse di trasferire la festa della dedicazione della chiesa dal 2 luglio alla seconda domenica del mese: una lapide murata lo attesta tuttora.






   
 
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